lunedì 7 luglio 2014

Imprenditori per il diritto a decidere




Quelli che dicono che gli imprenditori catalani sono reticenti al processo che si vive in Catalogna e voltano le spalle alla consultazione chiesta dalla maggioranza del Parlamento catalano dovranno ricredersi dopo il Manifesto del Faro, che è stato reso pubblico ieri e al quale hanno dato sostegno tutte le Camere di Commercio più diciassette associazioni imprenditoriali catalane. 


Il giorno dopo l’incontro di Rajoy con le grandi società dello Stato, alcune di queste conosciute come “le società della Gazzetta Ufficiale”, dove metteva in guardia contro il processo, il tessuto produttivo del nostro paese: rappresentanti di piccole, medie e anche alcune grandi imprese hanno espresso nero su bianco la totale adesione al Patto Nazionale per il Diritto a Decidere dando il loro supporto incondizionato al processo avviato.


Dal faro più potente della Catalogna, l’imprenditoria catalana vuole essere un punto di riferimento per invitare tutti al dialogo ed alla trattativa, per convivere in pace, rispetto e libertà come popolo che non ha mai considerato forestiero nessuno che non voglia esserlo. 


Perciò questa chiamata imprenditoriale in favore del diritto a decidere si ribella ai canti di sirena dell’immobilismo e grida alla dignità di essere liberi e di vivere in democrazia. E, per questo, chiedono esplicitamente la consultazione con l’impegno di rispettare la decisione del popolo catalano e di esserle vicini, perchè gli imprenditori non sentono alcuna inquietudine verso la democrazia, ma soltanto verso l’intolleranza e l’ignoranza.


Il presidente della Cecot è stato chiaro quando ha detto che è l’assenza di dialogo a portare tensione e che è la tensione ad arrecare danni al recupero economico. I nostri imprenditori hanno parlato chiaro e non si potrà più dire che sono rimasti ai margini del processo.


Il popolo ha il diritto a decidere e bisogna consultarlo.

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Un mostro nella Generalitat



Negli ultimi due anni la Catalogna si è convertita da locomotiva dello stato delle autonomie ad essere il più grande rimuginatore del regno, nel comprovare che ogni settimana perde una competenza od una attribuzione.
Questo cambiamento radicale spiega in parte l’atteggiamento fermo di Artur Mas che ha tanto sorpreso a Madrid. Ma si tratta di una logica devastante.
Quello che lo Stato sta facendo con la Generalitat si chiama mòbing. E qualcuno sottomesso a pressione psicologica costante, che viene obbligato a rendere conto di ogni cosa che fa, che è costretto a spendere grandi dosi di energia per individuare da quale parte arriveranno altre restrizioni all’autogoverno, questo qualcuno, dicevamo, non può più credere a nessuna promessa od offerta del suo aggressore.
Madrid crede che Mas sia un mostro. Ma, se lo è, il mostro lo hanno creato loro.

David Miró

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domenica 6 luglio 2014

Un guardia civil si vanta dell'assalto fascista alla delegazione del Governo Catalano a Madrid


Si è fotografato con una maglietta a favore degli attaccanti · Democracia Nacional ha publicato l'immagine al Facebook 

'Ci sono immagini che valgono più di mille parole. Immagini che nessun telegiornale mai mostrerà. Immagini che ci dicono nulla è perduto e che ispirano a continuare la lotta per il futuro che vogliamo e che ci appartiene. Mai un passo indietro.' Con queste parole la formazione di estrema destra Democrazia Nazionale ha pubblicato a Facebook una fotografia d'un guardia civil (l'equivalente spagnolo di un carabiniere) con una maglietta di supporto all'aggressione fascista dello scorso 11 settembre alla delegazione della Generalità, il governo catalano, a Madrid.

L'immagine è una autoscatto fatto allo specchio, dove un agente solleva l'uniforme di guardia civile per mostrare una maglietta con la scritta 'Blanquerna Style' e il ritratto d'uno degli assalitori, che andava incappucciato. 

Durante l'atto di celebrazione della Giornata Nacionale di Catalogna al Centro Culturale Blanquerna, sede della delegazione del governo della Generalità a Madrid, un gruppo d'estrema destra aveva fatto una irruzione violenta e aveva aggredito alcuni assistenti, tra i quali alcuni parlamentari. Aveva lanciato a terra una bandera catalana e il leggio degli oratori, oltre ad arrecare altre danni. Prima d'andarsene, avevano lanciato gas lacrimogeni. Tutto questo mentre cridavano: 'Non ci inganniamo, la Catalogna è Spagna.' Il giudice li ha li ha rilasciati in attesa di processo, il giorno dopo essere stati arrestati. 

Spagnolo, Tedesco, Francese

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giovedì 3 luglio 2014

L’opzione ‘lose-lose’


DIALOGO. Il processo catalano si risolverà positivamente, cioè dialogando; non ne ho alcun dubbio. Ma il dialogo arriverà in malo modo, cioè, sotto pressioni, dissuasioni e minacce. E’ un peccato che sia così, visto che sappiamo che tutto questo non ha altra soluzione che sedersi e parlare. Potremmo avere un processo “alla britannica”, ma la Spagna è fatta così e dovremo passare per l’inverno del conflitto prima di arrivare alla primavera della trattativa. 
Quando dico conflitto non voglio dire violenza; questa confusione è interessata e proviene da quando l’ETA mascherava le sue azioni sotto l’ombrello del “conflitto basco”. Ma un conflitto non è altro che la volontà di risolvere una disparità imponendo una soluzione unilaterale. 
Da questo punto di vista, le parole e i fatti del governo spagnolo negli ultimi due anni hanno una forte componente conflittiva. Sono una esibizione di potere reale o immaginario che ha come obiettivo convincere l’altra parte -il governo catalano- che le sue aspirazioni comportano un prezzo inaccettabile. 

TATTICHE. Gli strumenti di cui dispone il governo centrale per alimentare il conflitto sono molti e ben diversi. Alcuni sono legati all’azione diretta dello esecutivo: strozzamento finanziario, leggi ricentralizzanti, paralisi degl’investimenti, ispezioni fiscali selettive, utilizzo rozzo dei servizi di sicurezza e d’intelligence, ecc.. 
Altri riguardano l’ambiente extra-politico (finanziario, mediatico, giudiziario) e sono orientati a generare un clima di paura e di incertezza che spesso culmina con ipocriti appelli al tradizionale senno catalano. E, infine, l’arma più pericolosa di tutte, che è l’uso della logica -e salutare- diversità di opinioni della società catalana per provocare una situazione fittizia di scontro civile. 
Questa strategia è molto vecchia (il conte-duca di Olivares la suggerì a Filippo IV alla vigilia della Guerra dels Segadors –guerra dei mietitori s. XVII) e necessita del concorso di alcuni giornalisti e politici manipolatori (tali come Marhuenda, Navarro e Cañas) disposti a dire che in Catalogna si vive in una sorta di dittatura dove la dissidenza viene perseguita e punita. 

PERDENTI. Tutto questo si fa per bloccare il processo o, nel peggiore dei casi, per arrivare all’inevitabile tavolo della trattativa nelle migliori condizioni possibili, cioè, avendo di fronte un governo catalano indebolito ed una popolazione catalana arrabbiata ed intimorita. 

Di fronte a questa realtà, quelli che guidano il processo catalano hanno due cose ben chiare. Il principale fattore per il successo è la resistenza, perchè anche se la magia del 2014 ci fa pensare che siamo vicini al giorno D, è più realistico pensare che siamo nella fase iniziale di un processo lungo e complesso. Bisognerà non vacillare e dimostrare continuamente la nostra convinzione, unità e senso civico. 

Ma il governo catalano, inoltre, deve dimostrare di essere disposto ad arrivare fino alla fine e che ha la capacità di fermare e rispondere (politicamente) alle minacce e alle intimidazioni. 
In fin dei conti, se il governo spagnolo offre paura è perchè ne ha tanta. Per cui, dando per buono il discorso del presidente Mas, che scommette per una soluzione che possa beneficiare ambedue le parti - win-win, si chiama-, forse dovremmo girare la questione e far capire al governo spagnolo che la Catalogna ha le proprie carte in mano da giocare e che, se tutto diventa difficile, l’esito potrebbe essere lose-lose. 

Rendere visibile questa possibilità è basilare prima di sedersi al tavolo delle trattative. 



Toni Soler
Giornalista e scrittore

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