domenica 10 novembre 2013

Intervista a Jordi Vàzquez, editore di Help Catalonia: “Laddove la Spagna ha un nemico noi abbiamo un potenziale alleato”

Per la stragrande maggioranza di noi, il suo nome è sconosciuto, pur leggendo spesso quello che divulga in cinque lingue al di là delle nostre frontiere. Jordi Vàzquez (Barcelona 1971, @JordiVazquez ) è l’editore di Help Catalonia, un sito web ed una comunità di volontari fondata nel 2010 da sei persone che twittavano in inglese in difesa del diritto all’autodeterminazione della Catalogna. Da utenti Twitter diventarono una piattaforma digitale ─con una estesa rete di collaboratori─ che spiega al mondo quello che succede tra la Catalogna e la Spagna in inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo. Sicuro che ne avete sentito parlare!


Chi c’è dietro a Help Catalonia?
Volontariato. Adesso siamo più di 60 volontari collaboratori.
E non c’è nessun partito dietro?
Nessuno. Rifiutiamo posizionamenti politici, siamo un movimento trasversale, e non vogliamo neanche aiuti esterni. Questo ci limita perchè se avessimo delle risorse economiche il messaggio sarebbe più potente e potremmo fare più campagne internazionali. Forse potremmo studiare la possibilità di chiedere micro-donazioni ai cittadini.
Cosa interessa alla stampa internazionale sul processo catalano?
Le minacce spagnole. Che uno stato proibisca la volontà democratica di un popolo è notizia perchè da più di mezzo secolo questo non succedeva nell’Europa occidentale. A loro interessa, per esempio, la legittimazione della violenza da parte del vicepresidente del Parlamento Europeo, la supremazia linguistica, l’intervento brutale dello Stato spagnolo in Catalogna, l’impunità con la quale fu assassinato Guillem Agulló o il fatto che dodici giudici tagliassero le competenze di uno Statuto approvato democraticamente. La cosa che interessa di meno è la espoliazione fiscale. Di fatto, la stampa internazionale crede che la espoliazione sia iniziata con la crisi.
Perchè non interessa la espoliazione?
Perchè pensano che la questione non giustifichi una secessione. Ma, invero, la realtà è che il conflitto tra la Spagna e la Catalogna non c’entra con la espoliazione fiscale!
Avete dei contatti con i corrispondenti stranieri che informano da Madrid?
Meno di quanto vorremmo perchè la loro volontà, in generale, non è quella di ascoltare le due parti. Bisogna avere molto coraggio per scrivere sulla Catalogna da Madrid, sopratutto quando il messaggio della stampa spagnola è unanime. I loro articoli sono quelli che legge il corrispondente e quelli che, spesso, copia. Per andarci ed avere qualche influenza servirebbero delle risorse. Intanto, per la Diada attendiamo squadre di stampa straniera che ci hanno già contatttato.
Quale battaglia avete già vinto?
Sopratutto, quella della terminologia. Abbiamo introdotto termini in cinque lingue che hanno cristallizzato fuori di qui ed iniziano ad essere utilizzati su alcuni giornali, come ‘unionismo’ e ‘terrorismo spagnolo’.
Quali sono i paesi e le regioni più favorevoli al processo?
Gibilterra lo è molto ed è il nostro punto di entrata per Londra. Tra quelli più favorevoli evidenziamo la Scozia, l’Irlanda, il Kosovo, la Polonia e gli Stati Uniti ─dove lo spagnolismo si posiziona molto male e molti Stati non ammettono l’officialità dello spagnolo─. La verità è che riscontriamo sempre più simpatie.
Lo Stato spagnolo ha preso la cosa seriamente?
Non commettiamo l’errore di sottovalutare il nemico, si tratta di un avversario brutale capace di spendere 25 milioni di euro per due soli elicotteri militari, cosa che non piace per niente ai tedeschi. Questa è una battaglia di Davide contro Golia, ma con poche risorse li possiamo estendere perchè non hanno cercato delle complicità, la diplomazia spagnola è molto arrogante. Laddove la Spagna ha un nemico noi abbiamo un potenziale alleato. E ne hanno molti!
Siete nel mirino dei servizi di spionaggio spagnoli?
Prendiamo delle misure perchè, se lo siamo, non ci riguardi. Help Catalonia è fuori dal Regno di Spagna e, pertanto, potrà funzionare autonomamente nel caso in cui decidessero di occupare militarmente la Catalogna.
Come può collaborare un cittadino con Help Catalonia?
Nel nostro sito c’è un modulo dove si possono lasciare i dati personali, che sono trattati in forma confidenziale, spiegandoci le attitudini che si hanno per aiutarci a determinare in quale ambito possono essere più utili alla causa.
Twitter e le nuove piattaforme digitali hanno reso visibile un grido che era stato silenziato?
Assolutamente si, sono stati la chiave.
Il catalano può essere, dunque, il primo processo indipendentista 2.0?
E’ una buona definizione. Certamente, il 2.0 ha dinamitato la struttura classica delle organizzazioni politiche. E nella Catalogna, a differenza della Scozia, ci sono molti movimenti indipendentisti non organizzati che sfruttano le reti sociali.
Quali strade restano da esplorare?
Le grandi campagne internazionali di agitazione. Sono necessarie azioni contundenti per cercare simpatie visto che le manifestazioni e le catene umane si esauriranno prima o poi. Il nostro motto è fare amici in tutto il mondo, di tutti gli schieramenti,  per avere il supporto necessario quando arriverà il momento. Facciamo diplomazia civile perchè l’indipendentismo catalano soffre di certa supponenza e, storicamente, non ha cercato  complicità.



Meritxell Doncel (@m_doncel) / Giornalista 

 

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