Tra letteratura e scienza: il genio di Faraday

Tra letteratura e scienza: il genio di Faraday

Michael Faraday nacque nel 1791 in una famiglia di umili origini che non poteva permettersi di pagare per la sua istruzione. Pochi avrebbero immaginato che quel ragazzo sarebbe diventato un brillante scienziato. Faraday imparò a leggere e scrivere alle scuole domenicali e divenne apprendista rilegatore durante l’adolescenza. Amava leggere e passava quindi molto tempo sui libri che era stato incaricato di rilegare, sviluppando un forte interesse per la chimica, l’elettricità e il magnetismo.

Il suo interesse per la scienza lo portò a partecipare a una serie di quattro conferenze dal chimico Humphry Davy, dove prese copiosi appunti nella speranza di trovare un’occupazione presso la Royal Institution. Alla fine, la perseveranza lo premiò e riuscì a ottenere il lavoro di assistente di laboratorio del professor Davy. Faraday lavorò al servizio di Davy per molti anni, durante i quali la coppia viaggiò parecchio in Europa.

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Mistero dei cosmetici degli antichi egizi

Mistero dei cosmetici degli antichi egizi

Nell’Antico Egitto si credeva che, nell’Aldilà, l’immagine dei defunti fungesse loro da corpo. Per questo motivo, nelle raffigurazioni funerarie, sia gli uomini che le donne venivano mostrati abbigliati delle loro vesti migliori e con il volto truccato. Anche in vita, tuttavia, l’uso di cosmetici da parte degli egizi era particolarmente comune. Oltre a truccare il viso, e in particolare gli occhi, gli egizi utilizzavano anche altre cure di bellezza che, in realtà, oltre ad avere una funzione meramente estetica ne avevano anche una squisitamente medica.

Nel corso della loro vita, gli Egizi ricorrevano a molte sostanze per decorarsi il viso. Quella più usata era il kohl, soprattutto per il contorno degli occhi. Il kohl aveva diversi usi a seconda della sua origine: una vernice verde ricavata dai minerali di malachite veniva applicata alle palpebre, mentre una specie di inchiostro nero estratto dalla galena, un tipo di minerale plumbeo, serviva per il contorno occhi.

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Alla scoperta del corpo umano

Alla scoperta del corpo umano

Il corpo umano è formato da circa 7 ottilioni di atomi (7 seguito da 27 zeri), che compongono 75.000 miliardi di cellule. A livello atomico, il corpo umano contiene circa 6o elementi, ma della maggior parte non ne conosciamo l’utilità. Il 99 percento del nostro peso è composto da sei soli elementi. Come tutte le altre forme di vita conosciute, siamo basati sul carbonio, cioè le molecole biologiche che costituiscono il nostro corpo sono costruite su un’intelaiatura di atomi di carbonio. Il carbonio è un elemento molto peculiare.

È molto piccolo e può ospitare quattro legami covalenti con altri atomi, cosa che permette di formare l’ossatura di molecole molto complesse come proteine, grassi, zuccheri e DNA. I legami sono sufficientemente forti da mantenere le molecole in una struttura stabile, ma non così tanto da non poter essere spezzati qualora il corpo dovesse distruggere o ricreare molecole in base alle sue esigenze. Il calcio è il minerale più abbondante nel corpo umano ed è importante per la regolazione della produzione di proteine.

Catene molto complesse di reazioni avvengono nel citoplasma gelatinoso e negli organelli delle cellule, piccole strutture che eseguono funzioni specifiche. Il fosforo è utilizzato per creare l’adenosintrifosfato (ATP), una molecola che contiene legami forti con gli atomi di fosforo. Quando questi legami vengono spezzati, si rilascia molta energia, che alimenta le cellule. L’ATP è in pratica la benzina del corpo umano.

Cellule del corpo

Le cellule sono rivestite da recettori e rispondono rapidamente ai cambiamenti nell’ambiente circostante, comunicando attraverso segnali chimici e impulsi elettrici. Durante lo sviluppo dell’embrione, differenti gradienti chimici istruiscono le cellule che si stanno sviluppando su dove devono andare e su che tipo di cellula devono diventare, concorrendo allo sviluppo di una nuova persona. Curiosamente, molte cellule del nostro corpo non sono umane. I microbi rappresentano dall’1 al 3% della ma corporea e sono molto importanti per la vita Hanno otto milioni di differenti codici genetici per sintetizzare proteine, mentre il genoma umano meno di 30.000.

Anche i batteri che vivono nel nostro sistema digestivo sono indispensabili: attraverso la fermentazione, scompongono i carboidrati non digeribili permettendoci di usare energia a cui altrimenti non avremmo accesso e partecipano alla produzione di varie vitamine loro presenza evita anche il prolifera batteri dannosi. Interessante è il fatto che circa il 18% del genoma umano sia di origine virale. I retrovirus sono in grado di inserire il proprio DNA nei nostri cromosomi, e in molti punti dell’evoluzione umana i geni originati da virus sono entrati nel nostro corredo generico.

Pulire l’acqua con un depuratore

Pulire l’acqua con un depuratore

Molte persone bevono acqua del rubinetto perché la considerano buona e fresca. In realtà, tutti sanno che l’acqua del rubinetto non è esattamente come quella in bottiglia dal momento che, nonostante gli acquedotti comunali attuino numerosi processi di filtraggio, le acque del rubinetto restano comunque pesanti e spesso cariche di sostanze pericolose per la salute.

L’importanza di un depuratore

Le troppe impurità che ancora sono presenti nell’acqua del rubinetto hanno favorito la progettazione dei depuratori domestici per l’acqua. Si tratta di piccoli elettrodomestici che, in percentuale sempre maggiore, vengono preferiti dalle famiglie che desiderano bere un’acqua del rubinetto meno pesante e carica di agenti fisici e chimici. Con questo scopo, in effetti, i depuratori domestici applicano un ulteriore processo di filtro a quello già effettuato dagli acquedotti comunali, favorendo – in tal senso – l’ottenimento di un acqua del rubinetto davvero simile a quella venduta in bottiglia.

La progettazione dei depuratori domestici, in effetti, si è resa necessaria in seguito alla costatazione del fatto che gli impianti comunali non sono in grado di realizzare un processo impeccabile quando si tratta di pulizie delle acque. Negli ultimi tempi, in effetti, le acque comunali – specie quelle italiane – sono rimaste sovraccariche si sostanze – spesso inquinanti – che i tradizionali depuratori comunali non sono più in grado di filtrare. La conseguenza di un cattivo filtraggio delle acque è sotto gli occhi di tutti: acqua pesante e spesso tutt’altro che limpida, ma al contrario quasi nebulosa.

Filtrare l’acqua ed eliminare le impurità

Le persone che desiderano bere acqua buona senza dover spendere una fortuna per l’acqua in bottiglia, quindi, i depuratori domestici rappresentano la soluzione ideale. Il meccanismo di funzionamento di un depuratore per acqua può essere diverso: ci sono depuratori che eliminano ‘fisicamente’ le tossine presenti nell’acqua di rubinetto e le separano dall’acqua buona e depuratori che utilizzano agenti chimici per eliminare le tossine presenti nell’acqua, appunto mediante l’applicazione fisico-chimica di altre sostanze.

In tal senso, quindi, i primi depuratori funzionano con un sistema di filtri a carbone. In questo caso il meccanismo di funzionamento è davvero semplice: si installa un filtro direttamente sul rubinetto che, a sua volta, procede a separare l’acqua buona da quella che evidentemente non lo è. I depuratori chimici, invece, funzionano mediante un meccanismo a carbone che, per l’appunto, consiste nell’impiego fisico del carbone finalizzato a filtrare l’acqua del rubinetto per eliminarne le sostanze tossiche, gli agenti chimici negativi e gli eventuali gas che la rendono pesante.

Benefici fantastici dell olio di Argan

Benefici fantastici dell olio di Argan

L’olio di Argan deve il nome all’omonima foresta del Marocco che si chiama appunto Argan. Si tratta di una foresta grande oltre ottocentomila ettari di terreno e le caratteristiche di questo posto sono così speciali chenel 1998 sono entrate ufficialmente a far parte dei siti protetti dall’Unesco.

Come si produce l’olio di argan?

Una delle piante più diffuse nella foresta di Argan è la cosiddetta Argania spinosa da cui si estrae l’olio di argan. L’olio è particolarmente famoso per merito delle sue straordinarie proprietà che si estendono dal campo medico a quello estetico passando naturalmente per le facoltà nutritive di questo prodotto naturale.

L’olio viene estratto dai frutti della pianta Argania che vengono raccolti, generalmente, nei mesi estivi, in particolare a giugno e luglio. In alcune zone della foresta di Argan, tuttavia, la raccolta si realizza anche in febbraio. Quando si raccoltono i frutti della pianta Argania è molto importante assicurarsi di raccogliere solo i frutti senza le noci.

Questo perché i frutti sono i soli a possedere le proprietà benefiche della pianta e perché un frutto non ancora caduto o ancora parzialmente legato alla noce potrebbe essere stato precedentemente ingerito da qualche animale e, quindi, non più valido per un suo utilizzo medico o cosmetico. E’ singolare pensare come i frutti dell’Argania, da cui si ricava l’olio che è ormai famosissimo in ambito cosmetico, siano raccolti per mezzo di donne berbere che ancora si dedicano a questa pratica munite di soli sacchi e di vecchi asini.

Applicazioni cosmetiche ed alimentari dell’olio di Argan

L’olio di Argan ha una colorazione particolarmente chiara. In ambito cosmetico, l’olio è perfetto per idratare la pelle ma ha anche eccellenti proprietà antiossidanti. Le applicazioni cosmetiche più diffuse, tuttavia, sono quelle per i capelli e per le unghie. In entrambi i casi, i benefici che ne derivano riguardano la maggiore resistenza che olio argan puro offre sia a capelli che ad unghie dopo una sua applicazione. L’olio di Argan, tuttavia ha anche proprietà nutritive particolarmente efficaci. Per trarne beneficio come alimento, è necessario tostare i semi della pianta Argania.

In questo caso, la colorazione dell’olio è più ombrata rispetto a quella dell’olio destinato ad uso cosmetico e – una volta ottenuto – si può utilizzare per fare il pane ma anche semplicemente per condire le verdure. Nelle zone della foresta di Argan, inoltre, è usanza miscelare l’olio con le mandorle: così facendo si ottiene un impasto davvero speciale che, per molti aspetti, è simile al famoso burro di arachidi e, proprio come il burro, si usa insieme al pane.

Tutte le proprietà delle bacche di goji

Tutte le proprietà delle bacche di goji

Esistono due specie di bacche goji: la specie barbarum e quella chinense. Queste tipologie a loro volta sono riconducibili, come origine, alle Solanaceae di cui fanno parte prodotti particolarmente noti come le patate, i pomodori, il tabacco e le melanzane.

Dove si trovano le bacche di Goji?

Barbarum e Chinense, tuttavia, non sono i nomi completi della bacche di goji. Entrambe infatti sono precedute dal sostantivo Lycium che sta ad indicare la regione della loro origine, che è appunto la Licia, situata in anatolia. Le parole successive, barbarum e chinense, hanno un significato che molto probabilmente è legato al cinese antico e che secondo gli esperti – in entrambi i casi – rimanda al nome di ‘bacca’.

Il nome bacche di Goji, tuttavia, è arrivato solo nel 1973 per merito di uno studioso americano che per primo ne studiò le proprietà. Oggi le bacche di Goji crescono soprattutto in Cina, in Mongolia e in Tibet. Si tratta di bacche dal colore rossastro che, in tutti i casi, crescono in modo assolutamente spontaneo. Attualmente, una delle zone al mondo più popolate da bacche di goji è la Ningxia, terra particolarmente propensa per la crescita di queste acque perché ricca di montagne e corsi d’acqua.

In Cina sono state oggetto di numerose ricerche che le proprietà bacche di goji hanno evidenziato le straordinarie proprietà antiossidanti di queste piante. Per molti studiosi, infatti, queste piante sono addirittura equiparabili alla vitamina C.

I molteplici usi delle bacche di goji

Alla luce delle poche ricerche effettuate su queste bacche, molti studiosi e medici ne raccomandano l’assimilazione da parte dell’uomo, nonostante gli effetti di questa pianta non siano conosciuti al 100%. Le bacche di goji si possono assimilare anche appena raccolte dal momento che sortiscono un effetto assolutamente benefico.

Non a caso, queste bacche oggi si trovano – sotto diverse forme – in Inghilterra, America e Australia. Con le bacche di goji, infatti, si producono succhi di frutta ma anche merendine, conserve e yogurt. Per farsi un’idea di che sapore hanno le bacche di goji si potrebbe pensare a quello del mirtillo ma anche al lampone oppure all’uva passa.

In tutti i casi, che si decida di assumere le bacche sotto forma di marmellata oppure di merendina, sappiate che il gusto di queste bacche è davvero eccezionale e nulla ha a che vedere con il retrogusto amaro che spesso accompagna le altre tipologie di bacche. Non a caso, le applicazioni di questi frutti sono numerosi in campo alimentare: si va dalle crostate a base di bacche fino ai contorni per la carne passando per gli sfiziosi spuntini pomeridiani a base di yogurt.

Esistono cure efficaci per sconfiggere acne?

Esistono cure efficaci per sconfiggere acne?

Chi non è mai stato colpito dall’acne? Quelli orrendi punti neri e brufoli difficili da mandare via sono stati spesso la causa di vere e proprie crisi. Fortunatamente ci sono sempre di più un numero crescente di rimedi per risolvere queste situazioni di panico.

Cos’è l’acne?

Per capire come curarla dobbiamo, per prima cosa, capire cos’è. L’acne si presenta sulla pelle, in particolarmente del volto, ma anche su schiena e collo, a causa di un’eccessiva produzione di sebo. Questo infatti, che è utile per proteggere e rendere elastica la pelle se prodotto in quantità normali, tende ad accumularsi sottocute in caso di sovraproduzione, originando i brufoli ed i punti neri.

Le cause

Di solito l’acne compare durante l’adolescenza ed una delle sue cause fondamentali è legata alla produzione di ormoni, che in quella fase della nostra vita sconvolgono il nostro corpo. Ma non va però considerata come un fenomeno passeggero da sottovalutare, perché, se non trattata a dovere, attraverso l’utilizzo di prodotti specifici da usare sotto la guida di un dermatologo, può portare al formarsi sulla nostra pelle di cicatrici impossibili da eliminare.

Cure

Tradizionali. L’alimentazione influisce sull’incidenza della comparsa dell acne. La vitamina A aiuta a regolare la produzione di sebo, la principale causa dell’occlusione dei pori e quindi dei brufoli.

Creme

Le creme ed i detergenti astringenti vengono spesso usati per cercare di tamponare questo problema, ma è bene ricordarsi che vanno sempre scelti insieme al nostro dermatologo. Anche se l’acne è un fenomeno comune, non lo è la nostra pelle, che ha caratteristiche diverse da individuo ad individuo.

Luce pulsata

Questo medoto, molto diffuso negli ultimi anni si è dimostrato efficace nell’asciugare i brufoli. Ci sono in commercio dei piccoli macchinari che permettono di poter usufruire di questa tecnica comodamente a casa nostra. Sono necessari solo 10 minuti giornalieri e la nostra pelle inizierà ha mostrare segni di miglioramento.

Il dispositivo Face-up, disponibile in vendita online, è uno dei migliori in circolazione. Con massaggi circolari permette alla luce pulsata di agire sulla pelle restituendole una maggiore elasticità. Nell’arco di due o tre mesi, senza dolori, bruciori, rossori e prurito, la pelle si asciugherà e scompariranno i brufoli e l’effetto lucido dal viso. L’uso di apparecchiature a luce pulsata è diffuso nei migliori centri estetici.

Prodotti da non usare nel caso di presenza di acne

E’ buona abitudine leggere con attenzione la composizione dei prodotti che applichiamo sulla pelle acneica. Sono da evitare quelli a base comedogenica poiché contribuiscono ad ostruire i pori. Anche se sembra strano non vanno usati scrub perché questi, pulendo in modo profondo il viso, possono portare ad una produzione eccessiva di sebo per riequilibrarne il film idrolipidico. Il viso va lavato sempre con acqua tiepida per non stressare troppo i pori. Dopo la pulizia applicare sempre creme per pelli impure per far recuperare al derma l’idratazione che potrebbero aver tolto l’uso di prodotti per curare l’acne. Per le ragazze: struccarsi sempre a fine giornata usando tonici o lozioni a base astringente.

Eliminare l’umidità con un deumidificatore

Eliminare l’umidità con un deumidificatore

In casa, mentre si svolgono le azioni di tutti i giorni è possibile correre seri rischi per la salute. Quando si fa la doccia, per esempio, l’umidità provocata dall’acqua calda può danneggiare le nostre vie respiratorie. In questi casi avere un deumidificatore può essere importante per salvaguardare la propria salute.

L’importanza del deumidificatore

Il deumidificatore è in grado di abbassare il livello di umidità presente nell’aria e, per via della sua funzione, è particolarmente apprezzato in quanto riduce alcuni rischi di salute anche gravi. Un deumidificatore, tuttavia, non è in grado di eliminare del tutto la percentuale di umidità presente nell’aria. In questo caso, infatti, ci sarebbero ugualmente controindicazioni per la salute umana legate all’eccessiva disidratazione dell’aria.

Per questo motivo, il suo compito principale è quello di mantenere costante la percentuale di umidità presente nell’aria in un intervallo compreso tra il 30% e il 50%. In qualche modo, quindi, il deumidificatore è in grado di conservare la temperatura ideale in casa oltre ad eliminare dall’aria le umidità per cui contribuisce a prevenire gli sbalzi termici che pure sono causa frequente di malanni.

Perché è importante svuotare la tanica del deumidificatore

Nel momento in cui il deumidificatori per ambienti aspirano l’umidità, in effetti, quest’aria umida viene veicolata nel corpo principale mediante una serpentina che – grazie al suo movimento – fa aumentare la temperatura dell’aria e la trasforma in acqua che appunto va a depositarsi in questo serbatoio posteriore.

Quando la tanica è piena d’acqua, generalmente, il deumidificatore si spegne e quindi non funzionerà fino al momento in cui la vaschetta sarà di nuovo svuotata. In genere, la vaschetta si riempie nel giro di 8 -10 ore e dovrebbe essere svuotata massimo 24 ore dopo il suo riempimento, altrimenti si rischia anche di compromettere il suo corretto funzionamento. In alternativa, è possibile installare dietro la vasca un tubo che serve a drenare automaticamente l’acqua e quindi a svuotare la vaschetta senza doverla ogni volta rimuovere.

In tutti i casi, è bene sapere che l’acqua che si accumula nella vaschetta va buttata perché non è in nessun caso potabile. L’acqua della vaschetta, infatti, non è un’acqua minerale ma, al contrario, è carica di batteri ed è per questo che – se non rimossa in breve tempo – diventa il luogo ideale per la proliferazione dei funghi. Il deumidificatore in casa consente di evitare molti fastidiosi problemi tra cui la muffa sulle pareti, l’intonaco del muro che si stacca e penzola a mezz’aria, nonché la corrosione di mobili in legno e materiali plastici.

Componenti di un impianto fotovoltaico

Componenti di un impianto fotovoltaico

Un impianto di energia fotovoltaica nasce con l’obiettivo di ottenere energia sfruttando la luce del sole. Da un punto di vista ingegneristico, l’impianto fotovoltaico è complesso; ma da un punto di vista meramente pratico non lo è.

Gli impianti fotovoltaici isolati, connessi e ibridi

In generale, esistono almeno tre tipi di impianti fotovoltaici: ad isola, gli impianti connessi e quelli ibridi. Gli impianti fotovoltaici ad isola sono così definiti perché non distribuiscono l’energia prodotta attraverso una rete ma la impiegano sul posto stesso in cui sono installati. Pertanto, l’impianto in questo caso accumula energia dal sole, la trasforma in energia elettrica e la impiega sul posto stesso dopo averla accumulata in un’apposita batteria.

Gli impianti connessi, come si deduce già dal nome, sono quelli che accumulano energia dal sole, la trasformano in energia elettrica e successivamente la distribuiscono altrove mediante un apposito distributore di energia. Infine, ci sono gli impianti fotovoltaici ibridi che creano energia sia mediante l’accumulo di energia solare che mediante energia elettrica.

Si chiamano ibridi perché funzionano in entrambi i modi: pertanto, qualora l’accumulatore di energia solare fosse esausto o poco funzionante continuerebbero a generare energia elettrica mediante la rete a cui sono connessi.

Com’è fatto un impianto fotovoltaico?

Un impianto fotovoltaico è formato da diverse componenti. Innanzitutto c’è un campo fotovoltaico che serve a catturare i raggi solari; c’è una batteria che è anche conosciuta come accumulatore, che serve appunto ad accumulare l’energia solare. La durata di una batteria connessa ad un impianto è variabile ma è possibile garantirne una durata maggiore affiancando alla batteria anche una centralina che ne consente il funzionamento impianto fotovoltaico corretto in caso di guasto oppure di esaurimento spazio.

Un impianto fotovoltaico che si rispetti, poi, è dotato anche di un sistema di domotica che è in grado di produrre l’energia valutando le circostanze contingenti e, pertanto, è in grado di trasferire energia ai pannelli solari o alle pale eoliche a seconda delle circostanze climatiche (se c’è vento, è conveniente utilizzare le pale eoliche’ o materiali ( se la batteria dell’impianto è carica conviene smistare direttamente l’energia attraverso la rete elettrica). I vantaggi di un impianto fotovoltaico sono numerosi e vanno considerati soprattutto nel lungo periodo.

In ogni caso, la qualità di un impianto deve essere garantita dall’affidabilità del produttore ma anche dalla scheda tecnica dell’impianto. Solo all’interno della scheda tecnica, infatti, sono racchiuse le garanzie sulle prestazioni, sugli eventuali difetti di produzione ma anche su eventuali cali di rendimento in relazione alle condizioni climatiche che sono necessarie per un impianto fotovoltaico di buona qualità.

Tornare in forma con la cyclette

Tornare in forma con la cyclette

Prendere la decisione di andare in palestre o semplicemente quella di rimettersi in forma, a volte, può essere davvero stressante. Tuttavia, con la giusta compagnia, una buona forza di volontà e i giusti attrezzi, recuperare la forma fisica può essere un gioco da ragazzi.

Primo posto per recuperare la forma fisica

Tra gli attrezzi più efficaci per tornare in forma c’è sicuramente la cyclette. Si tratta di un attrezzo particolarmente efficace e divertente da utilizzare che si può praticare in palestra o, perché no, anche a casa se si dispone dello spazio sufficiente per installarla. La cyclette è un ottimo attrezzo in quanto non solo consente di perdere peso in poco tempo, ma svolge anche un ruolo importante per la salute del sistema cardiovascolare.

Le cyclette possono avere caratteristiche e funzionalità tecniche differenti. A discapito di quanto si possa immaginare, utilizzare la cyclette non è esattamente uguale ad utilizzare una tradizionale bicicletta. Innanzitutto, è bene sapere che se si desidera perdere peso andando in cyclette è fondamentale un allenamento costante da fare almeno tre volte a settimana; inoltre, andare in cyclette con una pendenza pari a zero è praticamente inutile.

Se davvero desiderate perdere grasso è importante aumentare la pendenza dell’attrezzo, utilizzarlo spesso e soprattutto con una certa velocità. Solo con questi accorgimenti, in effetti, si può avere la certezza di recuperare la forma fisica anche in poche settimane: quel che conta è mantenere una certa costanza.

Com’è fatta una cyclette?

In generale, è possibile classificare le cyclette in 4 modelli principali che differiscono per progettazione e modalità di impegno. Il modello di cyclette tradizionale è sicuramente quello con la cinghia, noto anche come modello a tampone.

Questa cyclette non è proprio l’ideale per chi ha intenzione di utilizzarlo spesso: in effetti, pedalare su questo strumento può essere un po’ scomodo dal momento che il meccanismo arcaico non permette di pedalare in modo veloce e sicuro. Decisamente più efficace, invece, è la cyclette a resistenza magnetica: si tratta di una progettazione recente che permette ai fruitori di pedalare bene e con una certa velocità.

Per questo motivo, gli esperti ne consigliano spesso l’uso a chi intende perdere grasso in fretts. Infine, ci sono le cyclette con una resistenza ad aria e quelle con resistenza elettromagnetica. In entrambe i casi si tratta di cyclette di ultima generazione che consentono ai fruitori di pedalare per molto tempo in modo semplice e soprattutto fluido.

Autoradio: alla scoperta delle onde

Autoradio: alla scoperta delle onde

L’autoradio è in grado di captare onde radio e convertirle in onde sonore. L’autoradio in sostanza è divisa in due parti: la prima è destinata a captare le onde elettromagnetiche e la seconda a diffondere le onde sonore.

Il meccanismo dell’autoradio

L’autoradio è costituita da valvole che hanno il compito di amplificare centinaia di migliaia di volte i segnali di entrata e a potenziare quelli di uscita. Le valvole destinate all’amplificazione dei segnali radio vengono dette amplificatrici radio e quelle per l’amplificazione del suono, amplificatrici audio. La trasformazione dei segnali radio in segnali audio avviene a mezzo della valvola rivelatrice.

I transistor hanno funzione del tutto analoga alle valvole: presentano il vantaggio di un ingombro molto più ridotto e di una minor fragilità, ma hanno una capacità amplificatrice più ridotta, sicché, a parità di potenza, il numero dei transistor è sempre superiore a quello delle valvole. Le autoradio din possono avere una sola valvola (che consta di due parti: una rivelatrice radio e una arrolificatrice audio) e via via un numero sempre maggiore di valvole.

Elemento indispensabile in ogni caso è sempre l’antenna; anche quando apparentemente si ritiene che l’apparecchio ne sia privo, perché la stessa è stata staccata, la funzione di antenna può essere svolta dai fili conduttori presenti all’entrata dell’apparecchio.

Le valvole dell’autoradio

Gli apparecchi ad altoparlante debbono avere almeno come minimo tre valvole. Aumentando il numero delle valvole oltre un certo limite, la sensibilità dell’apparecchio risulta eccessiva ponendolo in grado di captare anche i più piccoli disturbi esterni e rendendo meno comprensibile l’ascolto. I radioricevitori possono essere classificati in due categorie principali: quelli in cui la amplificazione viene effettuata sulla frequenza in arrivo (ad amplificazione di frequenza) e quelli in cui la frequenza vien cambiata in un’altra frequenza prima della amplificazione e rivelazione.

Questi ultimi, decisamente più impiegati per la loro sensibilità, selettività e fedeltà e basso coefficiente di rumore, vengono detti a conversione di frequenza o supereterodine. I comandi vengono effettuati mediante una apposita tastiera costituita di un interruttore-rete per l’accensione e lo spegnimento che generalmente è abbinato al regolatore di volume, dal regolatore di tono, dal commutatore per onde medie (a modulazione di ampiezza) e per onde ultracorte (a molulazione di frequenza).

Dal regolatore di sintonia per la ricerca della stazione: quest’ultimo comando può essere anche realizzato mediante un certo numero di tasti che spostano automaticamente la sintonia su un determinato numero di stazioni, per le quali l’apparecchio è stato preventivamente regolato. Altri accessori, di cui possono essere provviste le autoradio, sono gli altoparlanti supplementari.

Fecondazione assistita: quando nascere è contro l’etica

Fecondazione assistita: quando nascere è contro l’etica

La fecondazione assistita è un procedimento mediante il quale s’introduce lo sperma nell’interno degli organi genitali femminili, senza ricorrere al rapporto sessuale, allo scopo di procurare e facilitare l’incontro dello spermatozoo con l’uovo.

La fecondazione assistita dagli animali all’uomo

Quella della fecondazione assistita non è una scoperta recente, perché il primo esperimento riuscito di fecondazione assistita di una cagna fu fatto dall’abate L. Spallanzani verso la fine del sec. XVIII. Dopo di lui la pratica fu ripetuta con successo da P. Rossi, da Ivanov, Sims, Hunter, che l’applicarono nel campo umano. In Italia, la fecondazione assistita è assai poco diffusa, perciò non esistono da noi vere statistiche in materia.

I problemi della fecondazione assistita peraltro sono biologici ma soprattutto legali, etici e teologici. Si hanno due forme di fecondazione assistita: quella omologa e quella eterologa, a seconda che venga fatta con liquido seminale del marito o di un donatore. Le indicazioni della fecondazione assistita sono rappresentate dalla accertata e persistente sterilità di uno dei due coniugi, sostenuta da varie cause paterne e materne. La tecnica consiste:

  • Nel prelevamento del seme o dalla vagina subito dopo il coito, o con puntura dell’epididimo o dopo masturbazione o coito interrotto;
  • Nell’inseminazione che può essere endovaginale o meglio endouterina;
  • Nella scelta del giorno per l’inseminazione.

La fecondazione assistita in animali e piante

I giudizi medico-legali sulla fecondazione assistita sono vari e contrastanti tra loro: così mentre per la fecondazione assistita omologa non vi sono problemi legali sempre che questa sia stata voluta dalla concorde volontà dei due coniugi, per quella eterologa invece si parla di illegittimità dei figli, di adulterio. Dal punto di vista teologico la fecondazione assistita, sia omologa sia eterologa, è condannata perché contraria ai principi ed insegnamenti evangelici che domandano l’unione spirituale e materiale (coito) tra i due coniugi come mezzo indispensabile e lecito per la riproduzione.

Nel mondo animale la fecondazione assistita viene praticata con brillanti risultati nell’intento di arricchire e perfezionare qualitativamente il patrimonio zootecnico. Nel mondo vegetale essa corrisponde all’impollinazione artificiale tra fiori diversi di una stessa pianta o di piante della stessa specie. E’ largamente praticata nella fioricoltura e nell’orticoltura. La fecondazione assistita, dunque, rappresenta l’unione artificiale dei semi e – come è facile immaginare – se è favorita nel mondo animale e vegetale non è vista con altrettanto favore nel mondo umano per via delle ripercussioni etiche e religiose che questa pratica comporta.

Funzionamento di un robot da cucina

Funzionamento di un robot da cucina

I robot da cucina sono utili per tutte le donne che amano preparare qualsiasi cosa ai fornelli e che – mediante l’uso di queste macchine – possono trovare un valido assistente. Si tratta di macchine che consentono di cucinare qualsiasi cosa in modo semplice e veloce e, spesso, riuscendo anche ad ottimizzare i costi della spesa.

I vantaggi di un robot da cucina

Il vantaggio principale dei robot da cucina consiste sicuramente nella capacità che offrono di risparmiare tempo anche quando si preparano ricette complesse. In effetti, tutti quei procedimenti che – tradizionalmente – richiedono l’impiego di tempo e fatica come grattugiare il formaggio, montare gli albumi delle uova, ma anche impastare la pasta o tritare qualsiasi ingrediente, con un robot da cucina si possono eseguire in pochissimi secondi. I vantaggi del robot da cucina, inoltre, sono anche economici.

Con un robot da cucina, infatti, si possono cucinare cose che – in genere – si acquistano direttamente in salumeria, come le salse, lo yogurt ma anche i succhi di frutta e la pasta: in tutti questi casi, un robot da cucina migliore consente di risparmiare davvero molti soldi ma anche di gustare prodotti fatti in casa, quindi più genuini rispetto a quelli commercializzati. Tra i vantaggi più importanti di un robot da cucina, tuttavia, c’è sicuramente quello che riguarda la salute. Queste macchine, in effetti, consentono di seguire una dieta più sana dal momento che tutte quelle in commercio prevedono la possibilità di cuocere i cibi a vapore che, come tutti sanno, rappresenta la modalità di cottura ideale per mantenersi in forma.

Inoltre, un robot da cucina è l’ideale per tutte le donne che amano preparare più cose contemporaneamente e che spesso non lo fanno per mancanza di spazio. Con un robot da cucina, in effetti, si possono cucinare diverse pietanze senza dover sporcare decine di pentole; per questo un altro vantaggio riguarda anche il lavoro domestico per cui non sarete costrette a lavare ed asciugare un’infinità di pentole.

L’assistente in cucina per le donne

Non tutte le donne guardano con favore i robot da cucina dal momento che non ne concepiscono l’utilità visto che sanno cucinare anche senza. In realtà, utilizzare un robot in cucina non significa ammettere di non saper cucinare; al contrario, un robot è l’ideale proprio per le donne che sanno cucinare bene e che desiderano sperimentare ricette sempre nuove, magari più complesse e prelibate.

In effetti, alcune ricette per cui tradizionalmente è necessario passare molte ore in cucina, possono essere preparate in poco tempo grazie ad un robot. Un esempio? E’ sufficiente pensare a tutte le ricette a base di pesce, per non parlare poi di quelle dedicate al reparto dolci per cui spesso si impiegano ore solo per preparare la pasta. Utilizzare un robot da cucina, quindi, offre vantaggi innumerevoli, sia pratici che economici. Provare per credere!

La sedia: antica, moderna o da ufficio

La sedia: antica, moderna o da ufficio

Le sedie sono parte integrante della vita quotidiana di milioni di uomini dal momento che sono oggetti indispensabili destinati ad offrire un appoggio alle persone in posizione seduta. Si tratta di complementi d’arredo con una storia antichissima e che oggi conoscono il loro momento di maggiore popolarità grazie alla diffusione delle sedie negli ambienti di lavoro conosciute meglio come sedie da ufficio.

Le sedie senza spalliera del mondo antico

Di uso assai antico, dell’età egizia restano solo sgabelli e grandi sedie, talvolta due posti, dalla spalliera riccamente decorata. Gli assiro-babilonesi usavano grandi seggi, o troni, mentre i greci e i Romani avevano accanto a questi ed alle cattedre le comuni sellae, ovvero le sedie senza spalliere e braccioli. Le selle erano di tipo diverso secondo il particolare uso per cui erano destinate; comune anche il tipo a due posti (bisellia). Forma etrusca il S. quasi circolare con spalliera ricurva. In età medievale è assai comune la sedia a X, pieghevole, per lo più di metallo, usata però solo dalle persone più altolocate e dagli ecclesiastici, mentre di uso generale era lo sgabello, rettangolare, circolare o triangolare.

Dal ‘500 lo sgabello ebbe per lo più lo schienale rigido mentre di maggior gusto artistico fu sempre, specie nel ‘600 e nel ‘700, lo sgabello ricoperto di stoffa. In questa epoca, specialmente in Francia, si diffuse il tabouret di diverse forme, facilmente trasportabile, sempre ricoperto di stoffa. Rimase inoltre sempre in uso, in età rinascimentale, la sedia pieghevole ad X dalla quale derivò il tipo ligneo chiamato savonarola; quando i sostegni sono formati da zampe ricurve si ha invece la poltrona chiamata convenzionalmente dantesca.

Nel ‘400 cominciano a diffondersi anche le comode sedie a pozzetto dalle quali derivò il seggiolone ad alto schienale e semplici braccioli assai in voga nel ‘500, finché, nel ‘600 e nel ‘700, sia in Francia sia nella superba produzione veneziana, si assiste ad una splendida fioritura di sedie riccamente intagliate, leccate e dorate. Del ‘700 sono i primi esemplari di poltrone girevoli. Del secolo successivo sono anche le forme di poltrone allungate in modo da permettere l’appoggio dei piedi; da queste derivano gli intimi divani allungati del secolo scorso e le moderne chaise-longues (sedie a sdraio).

Le sedie design e sedie da ufficio

Le sedie sono delle forme e delle materie diverse, in genere razionalmente costruiti in modo da adattarsi scientificamente all’anatomia del corpo umano. Le sedie ufficio sono in uso negli uffici, in effetti, sono pensati appositamente per favorire la comodità e la salute della schiena per le persone che impiegano la maggior parte della loro giornata a lavorare sedute. In genere, per gli uffici si preferiscono sedie con lo schienale ergonomico alto, che favoriscono una postura dritta capace di evitare dolori vertebrali. Tuttavia, non sempre si bada alla salute e alla comodità: per questo motivo, in molti uffici – specie nelle aziende più moderne – proliferano sedie senza schienale dal design moderno e accattivante. Si tratta, in questi casi, di modelli che favoriscono l’estetica più che il benessere del corpo.

Rasoio: ieri e oggi

Rasoio: ieri e oggi

Il rasoio è uno strumento impiegato dall’uomo sin dall’antichità per radersi, secondo le varie mode, barba e capelli. Si tratta di un oggetto indispensabile per milioni di uomini ma apprezzato anche dalle donne che non amano vedere barbuto il proprio partner e che vogliono eliminare senza dolore qualche pelo in eccesso.

Il rasoio nella storia

Si ritengono rasoi, e tali vengono chiamate, le lame di ossidiana, di selce ed infine di bronzo rinvenute nelle tombe preistoriche, dapprima di forma rettangolare, poi, nel periodo di impiego del ferro, in genere di forma semilunare. Non abbiamo esempi di rasoi greci; frequenti invece quelli romani (novaculae o cultri tonsorii), a lama di ferro sottilissima, muniti di un manico in avorio o in legno, in genere decorato; la particolare forma del manico permetteva di impugnare tale rasoio come gli analoghi strumenti moderni.

Le due forme, quella rettilinea e quella curva, si alternarono finché, in età pressoché moderna, con l’impiego dell’acciaio, il rasoio assunse forma costante con sezione cuneiforme, filo sottile e taglientissimo, lati della lama incavati in modo da aumentarne l’elasticità e la leggerezza. Dato l’evidente pericolo di questo strumento, sin dal secolo scorso si idearono vari accorgimenti per renderlo piú sicuro; tra questi una guaina che bloccava il rasoio in una data inclinazione permettendogli cosi di tagliare solo quei peli che, attraverso intagli, pervenivano a distanza utile dalla lama.

Il rasoio moderno

Il rasoio di sicurezza tipico venne però ad essere, all’inizio del nostro secolo, quello ideato dal Gillette nel quale è mantenuto il concetto di una piastrina di guardia tra la pelle e la lama; quest’ultima infine è sostituita da lamette d’acciaio, cambiabili, sottilissime e, in genere, a doppio filo. Attualmente è diffuso anche il rasoio elettrico che offre una rasatura, rapida sicura e veloce. Esistono differenti tipi di rasoi: uno dei più conosciuti è quello definito ‘libero’, cioè il tradizionale rasoio che utilizzano ancora oggi i barbieri con una lama che va affilata ogni tanto. Per l’uso domestico, in verità, il rasoio ‘ a mano libera’ è stato sostituito con i moderni rasoi dotati di una lama usa e getta che sono più igienici e anche più efficaci nella rasatura.

Esiste poi il rasoio a shavette che è sempre ‘a mano libera’ con la differenza che la lama non è fissa (e quindi da affilare periodicamente) ma si può sostituire con una lama nuova quando diventa usurata. Il rasoio a shavette, oggi, è quello più impiegato dai barbieri per una corretta pratica del loro mestiere. Un altro tipo di rasoio è quello definito ‘di sicurezza’ che consente la sostituzione della lama quando è sporca o usurata, mantenendo però la struttura di base; infine, c’è il rasoio usa e getta che racchiude le tradizionali lamette che si possono cambiare, e quindi gettare, quotidianamente dopo l’uso.